El Topo: Un Capolavoro Sperimentale e Controverso di Jodorowsky
Scritto da Marco Mattiuzzi il 14 Agosto 2023
Nella storia del cinema del ventesimo secolo, “El Topo” di Alejandro Jodorowsky emerge come un capolavoro che ha sapientemente intrecciato simbolismo profondo, narrazione allegorica e una rappresentazione visiva impattante. Quest’opera pionieristica, che ha segnato l’ascesa dei “Midnight Movies”, continua a essere un’esperienza cinematografica ineguagliabile, stimolando confusione, provocazione e fascino negli spettatori anche a distanza di oltre mezzo secolo dalla sua prima apparizione.
Fin dalle prime scene, dove El Topo attraversa il deserto a cavallo insieme a suo figlio, si percepisce immediatamente che non si tratta di un western ordinario. Il film è permeato di simbolismi, attingendo da una varietà di tradizioni religiose e filosofiche, dal cristianesimo al buddismo. Ognuno dei maestri che El Topo incontra e sfida rappresenta non solo un ostacolo fisico, ma anche una prova spirituale, un enigma che trascende la semplice vittoria in un duello.
L’elemento che distingue “El Topo” è senza dubbio la sua estetica. Jodorowsky non esita a presentare scene di violenza esplicita, sfruttamento e sofferenza, mescolando l’aspetto teatrale con la realtà cruda. Questi momenti, sebbene possano disturbare, non sono mai inseriti a caso; riflettono la brutalità dell’esistenza umana e il cammino di dolore e redenzione necessario per raggiungere l’illuminazione.
“El Topo” sfida anche le convenzioni di genere. Classificabile come un western, il film destruttura e ricompone il genere in modi inimmaginabili per un regista convenzionale. Elementi tradizionali del western coesistono con monaci buddisti e profondi riferimenti al Tarot, rendendo la frontiera non solo un luogo fisico, ma anche un paesaggio interiore da esplorare.
Attraverso “El Topo”, Jodorowsky si avventura in un viaggio oscuro nell’anima, esplorando temi universali quali amore, tradimento, rinascita e redenzione. Non è una pellicola per tutti, dato che la sua eccentricità e provocazione possono risultare estranianti, ma per chi è disposto ad immergersi completamente, offre una ricchezza inestimabile.
La maestria di Jodorowsky, nonostante le sue eccentricità e un approccio non convenzionale alla narrazione, ha reso “El Topo” un cult cinematografico. Il film, che sfida le norme e stimola la riflessione, cattura un aspetto fondamentale dell’esperienza umana nella sua stranezza e bellezza.
Il film “El Topo”, diretto da Alejandro Jodorowsky, è una pietra miliare del cinema sperimentale, ma non è immune da polemiche. Una delle questioni più dibattute riguarda la scelta di Jodorowsky di includere scene con suo figlio Brontis, all’età di sette anni, in cui appare completamente nudo. Questa decisione, presa in un’era con minori restrizioni sulla rappresentazione di minori nel cinema, ha suscitato non poche perplessità e acceso discussioni sull’etica di tale scelta.
Jodorowsky ha difeso questa scelta, affermando che la nudità di suo figlio aveva un significato simbolico profondo, non limitandosi a essere una mera provocazione o un trucco per generare scandalo, ma piuttosto una scelta artistica ponderata.
Nel contesto del film, la nudità simboleggia l’innocenza, la purezza e la vulnerabilità umana. Il giovane figlio di El Topo, privo di artifici e non ancora influenzato dal mondo esterno, appare in netto contrasto con il deserto arido e violento, rappresentazione di un mondo crudele e inospitale. Questo contrasto evidenzia la precarietà e il pericolo che permeano il film, accentuando al contempo temi come l’innocenza perduta e la necessità di protezione.
Inoltre, Jodorowsky introduce nel suo universo desertico una comunità di personaggi emarginati a causa delle loro deformità o disabilità. Questa scelta non è un caso: simboleggiano la fragilità umana, ma rappresentano anche la diversità e l’esclusione sociale.
Questi personaggi, in un mondo spesso ossessionato dall’estetica e dalla conformità, incarnano la differenza, sfidando le norme sociali stabilite. In “El Topo”, la loro presenza non è solo un elemento visivo, ma anche un potente commento sulla società, l’accettazione e la marginalizzazione.
Tuttavia, la decisione di includere attori con disabilità o deformità ha sollevato interrogativi etici, con alcune critiche che suggerivano uno sfruttamento di queste persone per il loro aspetto “diverso”, usandole come elementi shock nel film. D’altro canto, ci sono opinioni che vedono in questa scelta di Jodorowsky un modo per dare voce a queste persone, evidenziando le loro lotte nella vita reale, rendendo “El Topo” un film che celebra piuttosto che sfrutta la diversità.
In questo contesto, la scelta di includere attori con particolarità fisiche in “El Topo” rimane un tema provocatorio che alimenta discussioni. Come molte decisioni di Jodorowsky, l’interpretazione varia a seconda della prospettiva dello spettatore, ma l’influenza e la risonanza del film nel mondo del cinema sono innegabili.
Jodorowsky, con il suo stile unico, ha tentato di abbattere i tabù e sfidare le convenzioni. Tuttavia, la scelta di includere la nudità di suo figlio nel film resta una delle sue mosse più discusse e controverse. Se alcuni la vedono come un audace atto di coraggio artistico e una rappresentazione simbolica incisiva, altri la percepiscono come un passo troppo estremo, se non inappropriato.
In conclusione, “El Topo” è un’opera che rompe gli schemi e stimola una riflessione profonda su vari livelli. La nudità del giovane Brontis Jodorowsky è solo uno dei numerosi elementi provocatori e simbolici del film, la cui interpretazione varia in base alle sensibilità individuali dello spettatore.